lunedì 14 novembre 2016

Rinchiusi nella camera dell’eco: adulti, social e identità

Eco viveva nei boschi e amava intrattenersi a chiacchierare con tutti quelli che incontrava sulla strada. Un giorno il divino Zeus la incarico di intrattenere sua moglie Era mentre lui, con tutta tranquillità, poteva dedicarsi ai suoi incontri amorosi, per così dire, extra coniugali. La dea Era, gelosa e vendicativa, non ci mise molto a scoprire l’inganno e punì la bella Eco togliendole l’uso della parola e condannandola a ripetere solo l’ultima parola che le veniva rivolta o che udiva.
Marzia viveva in città e amava intrattenersi a chattare e navigare sul web. Un giorno cominciò a mettere like e a condividere post di informazioni e argomenti che tanto la interessavano e che avrebbe voluto mostrare agli altri. E non ci mise molto a scoprire “l’inganno”: dopo un certo periodo tutto sul web sembrava darle ragione, ogni post era proprio quello che confermava la sua ipotesi, pagine, persone e contenuti erano proprio conformi ai suoi gusti e idee, sembrava quasi che qualcuno le leggesse nel pensiero.
Si chiese stupita «Com’è possibile tutto questo?». Marzia era una donna intelligente e dopo poco capì il meccanismo: la chiamano “echo chamber” o “camera dell’eco”. Il social network funziona proprio nel momento in cui riesce a metterti in contatto con persone, contenuti e pagine che siano affini a te e alle tue idee. Con i miei amici virtuali (anche quelli poco conosciuti nella realtà) condivido gusti, idee, convinzioni e pensieri. Mi sento parte di un gruppo che la pensa come me, che condivide le mie idee, anche quando queste non sono supportate da una veridicità oggettiva. Ma poco importa: se tanti la pensano come me vorrà dire che è vero. Marzia, però, non si accontentò di queste facili risposte e scoprì che il funzionamento digitale la stava chiudendo dentro ad un gruppo ristretto, non per numero ma per libertà di opinioni. Si sentiva chiusa dentro ad una camera in cui non sentiva altro che la ripetizione dei suoi pensieri e delle sue opinioni. Si sentiva una Eco del mondo digitale. Marzia sapeva come si era conclusa la storia della Eco mitologica e non voleva fare la stessa fine. Eco, che non poteva più comunicare, abbandonata da tutti, si consumò nel corpo e diventò la sua stessa voce. Marzia si era accorta che la camera dell’eco esisteva per darle ragione e confermare che tutto quello che pensava e che le piaceva era giusto perché profondamente suo, e suo perché profondamente giusto. Si era accorta che questo la faceva sentire tanto protetta e al sicuro in un mondo dove, oggettivamente, si rischia di sentirsi tutt’altro che protetti e al sicuro. Era confortante ma anche deprimente: Marzia a furia di condividere post complottisti stava diventando sempre più sospettosa della gente, a furia di guardare pagine su come educare i figli si stava perdendo il piacere di stare con loro in semplicità, a furia di sentirsi dare ragione stava smettendo di farsi domande. E così decise di uscire dalla camera e di riprendere a pensare, decise di non limitarsi a parlare con quelli che la pensano come lei, di confrontarsi con gli altri. Decise di riprendere in mano il gioco per ricominciare prendersi cura della sua identità, online e offline.


Dr. Marco Bernardi
Psicoterapeuta Milano


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