lunedì 29 novembre 2010

Otite media acuta: antibiotici poco utili e poca differenza tra vecchi e nuovi


Pubblicata da Jama una metanalisi pensata per supportare l'aggiornamento delle linee guida della American academy of pediatrics sul trattamento dell'otite media acuta non complicata. L'analisi della letteratura ha incluso 135 studi concludendo che gli antibiotici sono solo modestamente più efficaci rispetto a nessun trattamento e provocano effetti avversi nel 4-10% dei bambini. Inoltre, nei casi in cui l'uso degli antibiotici è raccomandato, la maggior parte di essi ha un'efficacia clinica sovrapponibile: vecchi farmaci come l'amoxicillina agiscono allo stesso modo di quelli nuovi e più costosi. In particolare, non ci sono evidenze a sostegno dell'uso in prima linea di antibiotici più recenti il cui costo è circa tre volte più alto rispetto all'amoxicillina. Per altro, fanno notare gli autori «gli antibiotici più nuovi generalmente producono più effetti collaterali perché sono farmaci più complessi». L'Academy propone dal 2004 un approccio osservazionale come opzione di trattamento delle infezioni dell'orecchio in assenza di complicanze, nei bambini tra i 2 e i 12 anni, ma sulle nuove linee guida non ci sono anticipazioni: Allan Lieberthal, pediatra e presidente del comitato di revisione delle linee guida della Academy, auspica una conclusione della revisione in primavera ma fa sapere che «i dati emersi dalla metanalisi verranno considerati per elaborare nuove raccomandazioni». I pediatri americani ribadiscono l'importanza dell'educazione dei genitori, anch'essi target della campagna, all'uso degli antibiotici nella gestione dell'otite media acuta: «I genitori devono conoscere i benefici e gli effetti collaterali, per esempio, devono sapere che in tre casi su 10 compare rash cutaneo e in cinque su 10 diarrea» afferma Tumaini Coker, autore della metanalisi pubblicata.

Elena Bosi, pediatra Milano

giovedì 25 novembre 2010

L'esito delle diete dimagranti dipende anche dal sonno


Dormire poche ore per notte può vanificare gli sforzi fatti per dimagrire attraverso una dieta a basso apporto di energia. È questo il dato che emerge da una ricerca coordinata da Arlet V. Nedeltcheva, dell'università di Chicago (Illinois). L'indagine ha coinvolto dieci adulti in sovrappeso (3 donne e 7 uomini), non fumatori, con età media di 41 anni e indice di massa corporea medio di 27,4 kg/m2. Sottoposti per 14 giorni a un regime dietetico caratterizzato da un modesto introito calorico, ai soggetti inseriti nello studio è stato concesso un riposo di 8,5 o 5,5 ore per notte. In seguito è stata valutata, come prima misurazione, la perdita di massa grassa e massa magra; sono poi stati considerati i cambiamenti relativi a uso dei substrati, dispendio energetico, fame e concentrazioni degli ormoni metabolici nell'arco delle 24 ore. Dai risultati emerge che la riduzione delle ore di sonno diminuisce la proporzione di massa grassa persa del 55% (0,6 kg con 5,5 ore di riposo notturno invece di 1,4 kg con 8,5 ore di sonno) e aumenta la perdita di massa magra del 60% (2,4 rispetto a 1,5 kg). Questi elementi si accompagnano al riscontro di marcatori di aumentato adattamento neuroendocrino alla restrizione calorica, aumento della fame e spostamento relativo nell'uso dei substrati verso una minore ossidazione del grasso. A fronte di una riduzione dell'apporto energetico derivante da una dieta, concludono gli autori, il numero di ore dormite gioca un ruolo di primaria importanza nella riduzione del peso corporeo. Se il sonno è insufficiente, sia l'efficacia della dieta che la riduzione dei rischi metabolici correlati possono venire compromessi. Considerata la brevità dello studio e l'esiguità del campione esaminato, sono necessari ulteriori studi per validare quanto emerso da questo lavoro.

Ann Intern Med, 2010; 153(7):435-41
Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 21 novembre 2010

Efficacia della Propoli nella candidiasi vulvovaginale


L ‘estratto di propoli è stato studiato grazie ad uno studio condotto dall’Università Statale di Maringà ( Paranà Brasile ).
Sono stati valutati 97 ceppi di lieviti vaginali ottenuti da molteplici condizioni cliniche, isolati e conservati presso il settore di Micologia.
La valutazione della sensibilità verso nistatina e verso gli estratti di propoli è stata condotta attraverso microdiluizione in brodo (NCCLS, M_ 27 A 1997). Tutti i lieviti sottoposti ai test compreso un resistente alla nistatina, sono risultati inibiti anche da basse concentrazioni di propoli ( max 393,19 mug/ml di flavonoidi totali ), ciò indipendentemente dalla specie di lievito e dalle condizioni cliniche della donatrice.
In conclusione l’estratto a base di propoli ha mostrato un’attività netta contro ogni ceppo di lievito vaginale testato per cui il suo impiego potrebbe essere consigliato nella terapia della candidiasi vulvovaginale.
Tratto da :
Dalbon_Dota KF, Faria MG, Bruschi ML et al ;Antifungal activity of propolis extract against yeasts isoleted from vaginal exudates.J Altern Complement Med 201\0,Mar; 16(3): 285_90

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

martedì 16 novembre 2010

6° Corso per Psicologi :“PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO:


Nell’ambito del 55° Congresso Nazionale SIGG
(Società Italiana Gerontologia e geriatria) che si terrà a Firenze al Palazzo dei Congressi dal 30 novembre al 4 dicembre 2010 su
“INVECCHIAMENTO E LONGEVITA’:
PIÙ GENI O PIÙ AMBIENTE?


Vi sarà il 2 e 3 dicembre, presso il Palazzo Affari, il
6° Corso per Psicologi
in Collaborazione
con l’Ordine degli Psicologi della Toscana
a tema
“PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO:
DALLA VALUTAZIONE ALL’INTERVENTO”

Segreteria Organizzativa: Pls group - www.plsgroup.it

domenica 14 novembre 2010

Omeopatia e fitoterapia per l’Influenza in arrivo


Malgrado gli allarmismi dei giorni scorsi, sembra che l’influenza stagionale verrà a farci visita, come sempre, nel periodo gennaio-febbraio e non anticiperà come era stato paventato. La campagna vaccinale è partita quindi con inutile anticipo e sembra, per ora, non riscuotere un brillante successo.
Il vaccino non è l’unica soluzione per prevenire l’influenza, che è una malattia acuta epidemica, ad andamento benigno, causata da virus RNA della famiglia delle Orthomyxoviridae, che produce disturbi sistemici quali febbre, astenia, dolori muscolari, ma anche sintomi localizzati ad apparati specifici (respiratorio, digerente e nervoso).

L’Omeopatia, per esempio, offre una vasta gamma di medicinali che possono essere utilizzati per prevenire o curare l’influenza, con margini di sicurezza elevati, nella maggior parte dei soggetti sani che non presentano patologie croniche di particolare gravità.
In alcuni gruppi particolari di malati (cardiopatici, diabetici, nefropatici, asmatici) oppure in persone piuttosto anziane, i medicinali omeopatici possono essere associati al vaccino, che resta la terapia di elezione per la prevenzione, per ridurne gli effetti collaterali e potenziarne l’azione preventiva che non raggiunge mai il 100%.
La maggior parte dei soggetti sani, come già detto, può essere trattata solo con medicinali omeopatici senza una specifica integrazione con medicinali convenzionali. Una terapia integrata è invece auspicabile, anche nei soggetti non a rischio, in presenza di complicanze (bronchite o sinusite, rischio di convulsioni): in questo caso l’uso di una terapia integrata offre una maggior garanzia di efficacia terapeutica con dosaggi inferiori e quindi con minori reazioni avverse.

Per la prevenzione dell’influenza si possono prescrivere medicinali omeopatici e alcuni fitoterapici. Il prodotto più utilizzato è costituito da diluizioni omeopatiche di fegato e cuore di Anas barbariae (anatra), che viene somministrato come tubo monodose, una volta alla settimana per tutto il periodo invernale: ha un effetto antivirale aspecifico, cioè può agire anche sui virus parainfluenzali. Alcuni medici utilizzano diluizioni del vaccino antiinfluenzale con composizioni variabili annualmente. Anche le diluizioni di vaccino antiinfluenzale sono prescritte in monodosi settimanali, a cicli di 4 o 6 settimane.
L’Echinacea e l’Uncaria, fitoterapici che hanno azione immunostimolante, hanno conosciuto un grande successo negli ultimi anni e vengono utilizzate nella fase preventiva da novembre a gennaio, con somministrazioni giornaliere, per tre settimane al mese.

Molti medicinali omeopatici presentano, in base al principio di similitudine, indicazioni per il trattamento dei variegati sintomi influenzali.

Fra questi, quelli più frequentemente utilizzati per la febbre sono:
Bryonia alba, quando è presente febbre elevata con dolori artro-muscolari, cefalea e tracheite con tosse stizzosa;
Gelsemium sempervirens (gelsomino selvatico), quando la febbre, sempre elevata, si accompagna a cefalea violenta e profonda astenia;
Rhus toxicodendron (edera velenosa), con febbre intensa e dolori artro-muscolari migliorati dal movimento.

Nel caso di faringite con dolore alla gola, invece, possiamo assumere:
Belladonna, quando il dolore è pulsante, a comparsa improvvisa, associato a febbre elevata, cefalea congestizia e colorazione rosso brillante della faringe;
Apis mellifica (ape), con dolore pungente, sensazione di gonfiore alla gola, miglioramento con il freddo e sete scarsa;
Mercurius solubilis, il cui quadro clinico è caratterizzato da dolore faringeo con placche tonsillari, lingua patinosa, sudorazione e brividi a fior di pelle.

I medicinali più tipici del raffreddore sono:
Allium cepa (cipolla), secrezione nasale abbondante di tipo sieroso, che irrita il labbro superiore, con crisi di starnuti e lacrimazione poco fastidiosa;
Nux vomica, rinite sierosa abbondante con crisi di starnuti durante la giornata, che si associa ad ostruzione nasale congestizia durante la notte;
Sticta pulmonaria, nei casi di raffreddore ‘di testa’, con dolore alla radice del naso, ostruzione intensa e secrezione pressoché assente.

Edoardo Felisi – Medico, specialista in Pneumologia , docente di Medicinali Omeopatici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Pavia

mercoledì 10 novembre 2010

Proprietà ansiolitiche della Lavanda


Uno studio comparso su Phytomedicine ha valutato l ‘azione terapeutica della lavanda sull’ansia confrontando un preparato in capsule contenente olio di lavanda con un farmaco contenente benzodiazepine .
La terapia è stata somministrata a soggetti adulti affetti da Disturbo d’ansia generalizzato (DAG) per un periodo di 6 settimane.
Il risultato è stato misurato attraverso le variazioni del punteggio HAM-A (Hamilton Anxiety Rating Scale) fra i valori basali e dopo 6 settimane di trattamento ed ha evidenziato una riduzione dei livelli d’ansia paragonabile nei due gruppi . I due trattamenti hanno inoltre indotto un miglioramento della qualità della vita e del sonno.
L’olio di lavanda non ha determinato effetti sedativi ed è stato ben tollerato, pertanto il suo uso potrebbe rappresentare una alternativa efficace alle benzodiazepine.
Tratto da Woelk H e al. Phytomedicine 2010,Feb:17(2):94-9
Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 6 novembre 2010

Pediatri uniti contro l'inquinamento da benzopirene


Un appello al Governo italiano perché venga rivisto il provvedimento sulla qualità dell'aria, approvato il 13 agosto e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre scorso, con il quale posticipa al 31 dicembre 2012 il divieto di superamento del livello di 1 nanogrammo a metro cubo per il benzopirene. A rivolgerlo l'Associazione culturale pediatri (Acp), la Società italiana di pediatria (Sip), la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) «Stupisce molto aver appreso dell'emanazione da parte del Governo Italiano di questo Decreto legislativo», scrivono al Consiglio dei Ministri, i rappresentati delle società scientifiche e associazioni alleate per tutela del diritto alla salute dei bambini: Paolo Siani, presidente dell'Acp, Alberto Ugazio, presidente della Sip, e Giuseppe Mele, presidente della Fimp. «Tale Decreto Legislativo di fatto mantiene ancora per 2 anni i cittadini italiani al rischio di esposizione a livelli elevati di questo pericolosissimo inquinante, svincolando le aziende inquinanti dall'obbligo di abbattere le emissioni in eccesso. In particolare, mantiene in questa inaccettabile situazione di rischio i cittadini e i bambini di Taranto, città in cui l'acciaieria più grande d'Europa, l'Ilva, immetterebbe, secondo i calcoli dell'Arpa Puglia, il 98% del benzopirene presente nel quartiere più vicino». I bambini di Taranto, e come loro tanti altri, hanno bisogno di "difensori" conclude la nota.
Tratto da Doctor News 5/11/2010
Elena Bosi ,pediatra Milano

mercoledì 3 novembre 2010

Piccoli strategie salutari


Per vincere il noto e diffuso rifiuto della verdura da parte dei bambini, la si deve proporre in dosi abbondanti all’inizio del pasto.
Questa strategia è stata sperimentata con successo negli Stati Uniti in uno studio con disegno crossover su 51 bambini di 3-5 anni che frequentavano la scuola materna. In una sola occasione alla settimana è stata loro servita come prima portata una razione di 30, 60, o 90g. di carote crude o nessuna portata (pasto di controllo). I bambini avevano 10 minuti di tempo per consumare la quantità di alimento desiderata e poi passavano alla pietanza successiva. L’introito di verdura complessivo è aumentato parallelamente alla porzione di carote proposta .Raddoppiare la quantità aumentava il consumo del 47%
Tratto da Clin. Nutr. 2010;91: 1237-43
Elena Bosi, pediatra Milano