martedì 23 dicembre 2008


A.M.I.C.O. augura buone feste a tutti!

La redazione del BLOG riprenderà l'attività subito dopo l'Epifania

domenica 21 dicembre 2008

Scelte vaccinali in una popolazione di pazienti che utilizza medicine non convenzionali

Una significativa percentuale di studi di popolazione dimostrano come gli schemi di base delle vaccinazioni non siano pienamente accettati e come questa opposizione sia più facilmente riscontrabile tra gli utilizzatori delle medicine complementari e alternative (CAM – 18,2%) rispetto al resto della popolazione (3,5%, p<0.001). Questa scelta è più frequentemente il riflesso delle opinioni dei genitori (8,7%) rispetto ad una precisa raccomandazione medica (3,9%). La maggiore frequenza di rifiuti viene riportata in pazienti che pratichino la fitoterapia, le medicine antroposofiche e l’omeopatia.
Sono questi i risultati di uno studio recentemente pubblicato sul Swiss medical weekly (qui) da Zuzak T. et al. dal titolo “Attitudes towards vaccination: users of complementary and alternative medicine versus non-users”. Gli autori, pediatri dello University Children's Hospital of Zurich, hanno somministrato specifici questionari a 1600 pazienti ricoverati presso il cittadino dipartimento di pediatria di emergenza. Analizzando i 1007 questionari correttamente compilati hanno rilevato come il 12,7% dei piccoli pazienti (ben 128 soggetti) avevano rifiutato le vaccinazioni di base.
Si pone ancora una volta il difficile rapporto con gli schemi vaccinali di base e, in maniera più ampia, con l’approccio vaccinale in genere.
È di tutta evidenza che non si possono negare gli indubbi benefici che l’avvento delle vaccinazioni hanno comportato sulla prevenzione di importanti patologie infettive e diffusive ed è a tutti chiaro che tuttora in alcuni paesi del terzo mondo una maggiore disponibilità di vaccini potrebbe assicurare un netto miglioramento delle aspettative di vita della popolazione.
La sensazione che talvolta si ha è che ci si trovi di fronte a un fenomeno gestito ormai in larga misura su basi commerciali, non sempre supportato da evidenze scientifiche e da reali prove di efficacia.
Nello studio di Zuzak & C. pare significativo il dato che nella maggior parte dei casi il rifiuto di seguire gli schemi vaccinali di base derivi da una scelta individuale dei genitori, non influenzata dal medico di fiducia, a dimostrazione di una diffusa diffidenza nei confronti di un sistema percepito come eccessivamente influenzato da interessi di tipo commerciale.

Giorgio Di Leone - Medico - Bari

venerdì 19 dicembre 2008

vaccinazione antinfluenzale in pediatria

INFLUENZA :NON E' NECESSARIO VACCINARE I BIMBI SANI


Non è necessaria la vaccinazione antinfluenzale per i bimbi sani. Questa è la posizione dell'Associazione culturale pediatri (Acp), che raccomanda ai pediatri e ai genitori di evitare allarmismi e di procedere alla prevenzione secondo le evidenze scientifiche. "L’efficacia del vaccino nei bambini, così come negli anziani, è risultata incerta, quando non addirittura assente", sottolinea in una nota l'Acp ."Non c'è ragione di vaccinare", dunque, i bambini sani, come è stato confermato da uno studio pubblicato recentemente sugli Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine sugli esiti della vaccinazione nei bambini con meno di 5 anni". Inoltre, "solo il 10% dei bambini che presentano i classici sintomi (febbre, raffreddore e tosse) ha la vera influenza". L'Associazione fa notare che continua ad esserci confusione tra vera e falsa influenza. "I classici sintomi del raffreddore, mal di gola e febbre che si presentano durante la stagione invernale non sono sempre riconducibili al virus dell'influenza ma, nella maggior parte dei casi, ad altri virus respiratori (sindrome simil influenzale). Si stima che siano positivi al virus dell'influenza solo tre adulti su dieci e un bambino su dieci che presentano i sintomi simili all'influenza". La vaccinazione, dunque, potrebbe evitare solo un numero limitato di tutte le infezioni respiratorie . L'Acp raccomanda, quindi di vaccinare quando è necessario e su una base di valutazioni che andranno fatte, caso per caso, dal pediatra di famiglia. Il vaccino antinfluenzale, inoltre, va riservato "solo ai bambini ad alto rischio", ovvero ai piccoli con determinate malattie che compromettono seriamente il loro sistema immunitario oppure con malattie croniche come cardiopatie che li mettono a rischio in caso di forme influenzali gravi.
Roma, 24 nov. (Adnkronos Salute)
Elena Bosi

sabato 13 dicembre 2008

Segnalo quanto letto su Toscana Medica News n. 35 del 11/12/2008.

"Se il paziente rifiuta le cure, il medico non ha colpaUn medico del 118 è stato sottoposto a procedimento penale, perchè accusato di aver causato la morte di un paziente per il quale aveva prestato soccorso d'urgenza, in quanto non ne aveva disposto il trasporto in ospedale. In realtà, dal processo è emerso che il paziente, a seguito di una caduta, presentava escoriazioni e sintomi di natura non grave e che non facevano pensare all'esistenza di una situazione di pericolo di vita. E poi il medico aveva molto insistito perchè il paziente si recasse in ospedale con l'ambulanza per procedere ad approfondimenti diagnostici, ma il paziente, di fronte a numerosi testimoni, aveva decisamente rifiutato il ricovero e anche solo di sottoporsi ad accertamenti sanitari ed era voluto tornare a casa da solo. Dove poi le sue condizioni erano improvvisamente e drammaticamente peggiorate, fino al decesso. La Corte di Cassazione ha assolto il medico da ogni addebito, in quanto ha ritenuto che avesse fatto tutto ciò che poteva fare per cercare di convincere il paziente a ricoverarsi in ospedale per accertamenti. Il fatto che il paziente, in piena lucidità e consapevolezza, abbia decisamente rifiutato il ricovero, ha imposto al medico di desistere, in quanto si trattava di una situazione in cui non poteva certo essere imposto un trattamento sanitario obbligatorio."
A conferma, ancora una volta, che il consenso al trattamento sanitario è condizione indispensabile e imprescindibile per l'esecuzione di un atto medico.


Massimo Tilli, medico, Firenze

venerdì 5 dicembre 2008

Carcadè e ipertensione arteriosa.

Studi in vitro hanno evidenziato che i fiori di Hibiscus sabdariffa L., il carcadè, presentano proprietà antiossidanti mentre sono state dimostrate proprietà ipotensivanti ed ipocolesterolemizzanti in modelli animali. Uno studio che ha coinvolto 65 volontari di età compresa tra 30 e 65 anni con ipertensione lieve o moderata ha dimostrato un effetto benefico sulla pressione sanguigna in adulti pre- e leggermente ipertesi. Una parte dei volontari ha consumato per 6 settimane 3 tazze al giorno di infuso di Hibiscus sabdariffa . Tali volontari hanno mostrato una riduzione della pressione sistolica del 7,2% rispetto al gruppo di controllo. In particolare, nei soggetti con pressione sistolica superiore a 129 mm Hg, il carcadè ha ridotto i valori pressori del 13,2 %. Un consumo regolare di carcadè potrebbe rappresentare un'efficace ausilio in pazienti a rischio di sviluppare ipertensione.(McKay DL, Saltzman E, Chen CY Blumberg Jeffrey B. Hibiscus sabdariffa L. tea (tisane) lowers blood pressure in prehypertensive and mildly hypertensive adults. Circulation. 2008;118:S_1123)
Enrica Campanini, medico, Firenze

martedì 2 dicembre 2008

Corso base di fitoterapia:le piante medicinali in terapia

Un’opportunità di cura in più nel bagaglio terapeutico del medico e del farmacista

“La conoscenza delle piante medicinali rappresenta uno strumento terapeutico che può dimostrarsi di grande utilità nella gestione del paziente e della malattia.
Le piante medicinali, opportunamente utilizzate, oltre a svolgere una efficace attività sintomatica (azione antiflogistica, antisettica, emolliente, ecc.) svolgono un ruolo importante: quello di stimolare le capacità reazionali dell’organismo, in quanto agiscono non solo sul singolo organo o apparato ma sull'organismo in toto (terreno). Grazie a questo tipo di azione si potrà assistere al graduale ripristino della reattività del paziente troppo spesso soffocata da terapie inutilmente aggressive” -
Obiettivi del corso: conoscere le piante medicinali e le loro proprietà farmacologiche; comprendere le diverse opportunità di applicazione in terapia e acquisire le competenze per valutare la loro possibile integrazione nella pratica clinica quotidiana (medico); rispondere con efficacia alle richieste di informazione e di cura dei propri clienti (farmacisti).
Metodologia didattica: il corso integra lezioni teoriche, supportate da lavori di ricerca, alle esercitazioni pratiche su casi clinici al fine di fornire strumenti pratici applicabili nella realtà professionale quotidiana.
Sedi corso:
· Bari: 3 fine settimana dal 24 gennaio al 22 marzo 2009
· Firenze: 5 seminari con cadenza mensile dal 15 febbraio al 14 giugno 2009
· Milano: 5 seminari con cadenza mensile dal 8 febbraio al 7 giugno 2009

Direttore didattico: Dott. Enrica Campanini

Per informazioni - Segreteria organizzativa:
Chronos Centro Formazione Continua
Via F. Lurani, 12 – 20091 Bresso (MI)
Tel: 0292871500 Fax: 0291436853 Cell: 338.6814007
Email: amicofitoterapia@chronosform.com

sabato 29 novembre 2008

Bif-online

Si chiama Bif-online il nuovo sito del Bollettino d’informazione sui farmaci: si tratta di un servizio dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per i professionisti della Sanità che usano il Web per il proprio lavoro.
Questo sito è nato con l’obiettivo di offrire un luogo virtuale per la crescita professionale degli operatori sanitari e per una lettura critica delle informazioni su nuove evidenze di farmaci e strategie terapeutiche.
Il Bif-online vuole offrire, infatti, uno spazio accreditato di approfondimento per una pratica clinica meditata e critica. Semplice nella grafica e facile nella navigazione, raccoglie interviste, commenti, notizie e report dai congressi nazionali e internazionali. Gli iscritti, inoltre, ricevono periodicamente informazioni aggiornate e affidabili tramite la newsletter del sito. Il servizio è gratuito.
Enrica Campanini, medico, Firenze

venerdì 28 novembre 2008

La salute è uguale per tutti

Curare gli indigenti, soprattutto i bambini, è un dovere deontologico per tutti i medici, ma è un imperativo etico per un paese civile.Non cancelliamo con un decreto un diritto costituzionale ….

" Chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?"Quello rispose "chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui" ed Egli disse "va e fa anche tu lo stesso" (Vangelo secondo Luca)


I Pediatri di libera scelta aderenti alla FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) operanti nel SSN hanno promosso un appello per tentare di fermare la proposta della Lega di abolire le cure primarie ed essenziali agli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno.
Per firmare, basta cliccare su questo indirizzo

FIRMATE E DIFFONDETE!


Enrica Campanini, medico, Firenze

lunedì 24 novembre 2008

Vaccinazioni pediatriche


E ' stata presentata la seconda edizione del libro “Le vaccinazioni pediatriche”, Edizioni Salus Infirmorum, scritto da Roberto Gava, medico tossicologo e omeopata.
Il tema è quotidianamente alla ribalta.
Se da un lato dobbiamo riconoscere che gravi malattie sono state debellate proprio grazie a queste pratiche, pensiamo alla poliomielite, al vaiolo, alla difterite, al tetano, d'altra parte attualmente si assiste, nelle società industrializzate, ad un fiorire di nuove vaccinazioni di cui la protezione, la durata e gli effetti a lungo termine sono ancora da valutare.
Nel libro si affronta l'argomento in modo molto approfondito e ciò può rappresentare un'opportunità per medici, operatori sanitari e genitori che desiderano un'informazione completa spesso difficile da ottenere.

Elena Bosi pediatra

giovedì 20 novembre 2008

PSICOFARMACI E BAMBINI

“GIU’ LE MANI DAI BAMBINI®”
CAMPAGNA NAZIONALE PER LA DIFESA
DEL DIRITTO ALLA SALUTE DEI BAMBINI
WWW.GIULEMANIDAIBAMBINI.ORG
Primo e più rappresentativo consorzio italiano per la farmacovigilanza in età pediatrica,
è composto da oltre 200 tra enti ed associazioni. Oltre 260.000 addetti ai lavori del settore salute hanno
sottoscritto - direttamente o tramite i propri organismi di rappresentanza - le nostre tesi scientifiche
Comitato “GiùleManidaiBambini®” ONLUS – www.giulemanidaibambini.org
Casella Postale 589 – 10121 Torino Centro
Media Relation: 337/415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org - fax: 011/19711233

COMUNICATO STAMPA 15/11/08
CENSURA ALL’INFORMAZIONE AL GASLINI DI GENOVA:
LA MULTINAZIONALE ELI LILLY SUPPORTA UN CONVEGNO
PRO-PSICOFARMACO NELLA STRUTTURA PUBBLICA.
Genova – Si è svolto oggi nell’Aula Magna dell’Ospedale Gaslini di Genova un convegno
organizzato per informare la comunità medico-pediatrica sul delicato tema dei problemi di
comportamento dei minori. Informazione a senso unico – denuncia il comitato nazionale di
farmacovigilanza pediatrica Giù le Mani dai Bambini® – con censura preventiva di ogni
punto di vista distonico rispetto a quello propagandato nel corso del convegno, ovvero
che i problemi di comportamento dei minori sono una malattia e vanno curati – perché no – con
uno psicofarmaco. Il convegno, ancorché ospitato in una struttura pubblica come il
Gaslini, era finanziato dalla Eli Lilly, multinazionale dei farmaco che produce uno dei
redditizi psicofarmaci dei quali si è parlato nel seminario. La direzione dell’Ospedale
Gaslini, che è una struttura nota e seria, dovrebbe interrogarsi circa l’opportunità di
ospitare in futuro un’informazione così a senso unico.
Nonostante la comunità accademica non sia assolutamente concorde circa l’opportunità di somministrare psicofarmaci ai bambini non vi è stata alcuna disponibilità al confronto e alla discussione che è stata malamente impedita.
In particolare il dott. Amnon Cohen, che presiedeva l’evento, ha dato davvero un pessimo
esempio. Luca Toselli, giornalista, era presente tra il pubblico in sala il giorno prima ad un seminario di segno esattamente opposto, organizzato a Savona per riflettere sui rischi di ipermedicalizzaizone dei minori: “A Savona, il Dott. Amnon
Cohen ha preso in mano il microfono sbraitando ad alta voce e zittendo il moderatore che
poneva domande ‘scomode’, poi ha insistito per fare lui le conclusioni dell’evento anche
se non era neppure tra i relatori.. Anche la sua collega Dott. sa Barbara Fulva Bobba, dell’ASL, ha tenuto una relazione non breve a favore della tesi dell’iperattività come malattia. Le tesi ‘pro-farmaco hanno occupato più di metà del convegno savonese, gli organizzatori hanno dato ampia visibilità a queste tesi, sconcerta che invece a Genova non sia accaduto l’opposto, che non si sia minimamente lasciato spazio a chi richiede maggior prudenza ed attenzione”.
A Paolo Bottaro, cameraman inviato dal gruppo “Amici di Beppe Grillo”, che aveva chiesto di
poter riprendere parti del convegno al Gaslini, è stato impedito di usare la telecamera per
non meglio precisati ‘motivi di privacy’. “E’ davvero incommentabile l’atteggiamento del
dott. Cohen e dei Suoi colleghi – dice Luca Poma, giornalista e portavoce del Comitato “Giù
le Mani dai Bambini” - non capisco quale privacy si possa invocare in un evento aperto alla
cittadinanza, ospitato da una struttura pubblica. Il dott. Cohen il giorno prima a Savona aveva
invitato tutti a partecipare, parlando dell’evento del Gaslini come di un evento aperto a chiunque
ed a qualunque sensibilità: non è stato per niente così, tanto che al dott. Cohen è pervenuta
anche una breve ‘lettera aperta’ da leggere ai pediatri presenti per stimolare il dibattito e
rappresentare in qualche modo il punto di vista di quella parte di comunità scientifica che non
ritiene corretto somministrare psicofarmaci ai bambini, ma la lettera è stata censurata dal
tavolo di presidenza e non letta ai presenti. Ma cosa ancor più grave della censura, è che
una struttura pubblica ospiti un evento che tratta di tematiche così delicate finanziato da
una casa farmaceutica che fa il suo business proprio sugli psicofarmaci oggetto di
discussione. Ritengo che le Istituzioni debbano interessarsi all’accaduto: faremo presentare
delle interrogazioni nelle sedi più opportune, se del caso anche in Parlamento, qualora il
Comune non dovesse garantire una risposta adeguata”. Interviene da Roma sull’accaduto
Emilia Costa, 1° Cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma “La Sapienza” e Primario
di Psicofarmacologia al Policlinico Umberto I°: “Sono sbigottita per quanto è accaduto oggi
al Gaslini: un convegno a senso unico, senza contraddittorio, con cameraman ai quali
viene impedito di fare il proprio lavoro, persone del pubblico interdette a far domande,
lettere aperte ai convenuti censurate e non lette. Mi pare uno dei peggiori esempi del
provincialismo italiano. Sono stata all’Università di Stanford nella stessa stanza a parlare con
due Premi Nobel: chiunque poteva entrare e farci domande, perché la scienza è a
disposizione di tutti. Gli accademici seri non hanno mai nessun problema a mettersi in
discussione, solo le menti piccole hanno paura del confronto. Forse la scienza che è andata in scena oggi al Gaslini non è al
servizio dei pazienti, ma al servizio di altri interessi”.
Per media relations: 337/415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org

Elena Bosi pediatra

martedì 18 novembre 2008

ANTIBIOTICI,SI MA CON CAUTELA


ANTIBIOTICORESISTENZA



Nel settimanale del Ministero del lavoro,salute e politiche sociali compare questa segnalazione su un problema sempre piu' grave legato all'uso inappropriato di farmaci antibiotici.
Ciò ci colpisce particolarmente in quanto sostenitori dell'omeopatia,che, ben prescritta, permette di ottimizzare le terapie convenzionali.

"Lo sviluppo dell’antibioticoresistenza in Italia e in tutti i Paesi europei, legato all’incremento e all’uso inappropriato degli antibiotici, costituisce un problema di particolare rilievo per la tutela della salute dei cittadini tanto da spingere istituzioni internazionali come l’Oms e l'Ecdc a lanciare l’allarme e a indire la Giornata europea per gli antibiotici il 18 novembre". Lo ha detto il Sottogreterario alla Salute Ferruccio Fazio introducendo la presentazione della Campagna “Antibiotici si, ma con cautela” realizzata dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dall'Istituto superiore di sanità (Iss) in accordo con il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali con l’obiettivo di informare i cittadini dell’importanza di ricorrere agli antibiotici solo quando necessario e dietro prescrizione del medico che ne accerti l’effettiva utilità e di non interrompere mai la terapia prima dei tempi indicati dal medico o, comunque, solo dietro sua indicazione.
Al fine di raggiungere la popolazione generale, la Campagna prevede l’utilizzo di diversi strumenti di comunicazione, illustrati dal direttore generale dell'Aifa Guido Rasi, tra cui spazi sulla stampa quotidiana nazionale e locale, su periodici, femminili e testate web. Inoltre i messaggi saranno diffusi anche attraverso spot radiofonici, pubblicità dinamica urbana sugli autobus, spot cinematografici e attraverso il sito web della Campagna. Infine, i cittadini potranno avere risposte a quesiti sull’impiego corretto degli antibiotici attraverso il numero verde AIFA 800-571661.
L’azione di sensibilizzazione della popolazione generale, soprattutto in quelle regioni dove il consumo di antibiotici è più elevato, è necessaria poiché alcuni germi patogeni, come sottolineato dal Presidente dell'Iss Enrico Garaci,  importanti hanno già sviluppato livelli di antibioticoresistenza che arrivano anche al 90% e alcuni ceppi (tra cui il Micobatterio della tubercolosi) sono divenuti resistenti a tutti i 100 antibiotici disponibili tanto che in un futuro prossimo si comincia a temere di non poter disporre più di alcun farmaco per combattere le infezioni. Fattore determinante nello sviluppo dell’antibioticoresistenza è l’incremento dei consumi.
 
Ministerosalute.it - 11 novembre 2008

Elena Bosi pediatra

lunedì 17 novembre 2008

Wham, bam, thank you CAM


Nel mese di settembre 2007 è stato pubblicato sul British Medical Journal (BMJ) un interessante e, direi anche, divertente articolo dal titolo “Wham, bam, thank you CAM” nel quale D. Kamerow analizza, con un certo sconcerto, la diffusione delle CAM negli Stati Uniti e si domanda il perché di questa diffusione.
Continuando nel percorso già intrapreso su questo stesso blog in relazione all’utilizzo di queste medicine in giro per il mondo, l’autore ci consente di scoprire che più di un terzo degli americani dichiarano di avere fatto ricorso ad una CAM nei precedenti 12 mesi, e che il loro utilizzo è in costante aumento. Le principali CAM utilizzate sono i prodotti naturali (supplementi alimentari, medicine a base di erbe, e così via), meditazione, chiropratica e massaggi. I sintomi più frequentemente trattati con le CAM includono quelli muscoloscheletrici, respiratori e psicologici. Segnala Kamerow come si tratti di un florido business, in quanto gli americani spendono ogni anno in queste terapie almeno $ 50bn (€ 36bn), coperti in buona percentuale dal sistema assicurativo sanitario americano. Ciononostante da un terzo alla metà di quella somma è direttamente a carico dei pazienti, rappresentando più di quanto normalmente gli americani paghino per l’ospedalizzazione.
Nonostante ciò, gli americani sono poco disposti a parlare con i propri medici curanti del loro utilizzo delle CAM. Solo dal 30 al 50% dei pazienti, infatti, ne “confessano” l’utilizzo e chiedono consigli ai propri dottori, ritenendola una notizia per loro poco importante. Gli stessi medici curanti, peraltro, raramente si informano se i propri pazienti ne facciano uso e comunque dichiarano che avrebbero necessità di acquisire maggiori informazioni su questi approcci terapeutici.
Kamerow si domanda come mai a fronte di dati così significativi, e a fronte anche degli studi commissionati dalla US Agency for Healthcare Research and Quality e dal UK’s National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE) siano ancora così scarse le informazioni disponibili sulla reale efficacia delle CAM. Parte delle risposte a questo quesito è da ricercarsi nell’elevato numero e nell’eterogeneità delle CAM, oltre che nella carenza di studi condotti con criteri scientificamente rigorosi.
Conclude l’autore: “I critici affermano che le CAM non meritino un posto a tavola – che sufficiente tempo sia passato e siano state effettuate abbastanza ricerche per dimostrare se qualcuno di questi approcci sia reale ed efficace. Loro dicono che il fatto che le indiscutibili descrizioni di successi siano poche indica soltanto che questi trattamenti siano placebo e che i loro effetti siano mascherati come medicina. E se ancora così tanta gente le utilizza e sembra ottenerne benefici, rappresenta una vergogna da rifiutare.
Io penso che un razionale approccio sia, in primo luogo, che il medico chieda ai propri pazienti quale trattamento non-tradizionale stia utilizzando, sia per le patologie di cui il medico sia a conoscenza e stia già trattando sia per altre di cui non abbia notizia. Ciò almeno con lo scopo di discutere e ricercare possibili interazioni avverse. In secondo luogo, i medici dovrebbero esaminare onestamente i trattamenti sintomatici complementari con le CAM – per i dolori cronici, le allergie, ecc. – in modo che le loro basi scientifiche possano essere investigate e comprese dai pazienti e dagli stessi medici, se possibile. In terzo luogo, in caso di trattamenti alternativi per patologie gravi o pericolose per la vita come le neoplasie, i medici dovrebbero accertare le evidenze scientifiche relative ai trattamenti e cercare di comprendere le aspettative dei pazienti”.

G. Di Leone – Medico - Bari

giovedì 6 novembre 2008

L’utilizzo delle CAM in gravidanza

Sono ormai frequenti gli studi pubblicati su riviste scientifiche convenzionali che mirano ad esaminare la diffusione dell’utilizzo delle CAM nelle varie branche specialistiche e le ragioni di tale diffusione. Ho in precedenza già segnalato diversi lavori che perseguono questo obiettivo, e ormai con frequenza sempre maggiore gli autori concludono invitando il personale sanitario ad approfondire le conoscenze relative a questi approcci terapeutici.
Ad analoghe conclusioni giunge il lavoro pubblicato in agosto 2008 da Skouteris H. & al. sulla rivista The Australian & New Zealand journal of obstetrics & gynaecology, dal titolo “Use of complementary and alternative medicines by a sample of Australian women during pregnancy” (Qui).
Gli autori partono dalla considerazione che l’utilizzo delle CAM è in costante crescita in Australia, e che le donne sembrano essere maggiormente coinvolte degli uomini. Ponendosi pertanto come obiettivo lo studio dell’utilizzo di queste metodiche terapeutiche durante il periodo della gravidanza (analizzando le CAM più frequentemente utilizzate, i sintomi e/o le patologie che inducono al loro ricorso e la percezione sulla loro efficacia), gli autori hanno valutato i risultati di un questionario autosomministrato in un campione di 320 donne durante la fine del secondo/l’inizio del terzo trimestre di gestazione.
Il 73% delle donne ha dichiarato di avere utilizzato almeno un tipo di terapia complementare durante le prime otto settimane di gravidanza. Circa un terzo delle donne intervistate ha dichiarato di avere fatto ricorso alle CAM per alleviare uno specifico sintomo fisico e il 95,7% di queste ha manifestato un miglioramento dei disturbi. Un quarto delle donne intervistate ha inoltre dichiarato di prevedere il ricorso a una terapia alternativa per la preparazione al parto.
La medicina convenzionale continua ad interrogarsi sulle ragioni che inducono i pazienti a rivolgersi alle CAM, e, in maniera più o meno diretta, raccolgono testimonianze sull’efficacia (o, quanto meno, sulla percezione di efficacia) di queste terapie.
Quando cadranno le ultime barriere e inizieremo a ragionare sulle possibili utili integrazioni dei differenti approcci terapeutici?

G. Di Leone – Medico - Bari

martedì 4 novembre 2008

....L'OMEOPATIA NON E' SOLO UN PLACEBO

E' appena stato pubblicato su La Repubblica on line il seguente articolo che vi segnaliamo:
" Washington, 13:04 : SALUTE: STUDIO, L'OMEOPATIA NON E' SOLO UN PLACEBO. Un duro colpo ai piu' scettici. Due nuovi studi hanno dimostrato che l'omeopatia non e' solo un placebo, a differenza di quanto hanno sostenuto diversi scienziati e, in particolare, uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista "The Lancet". Il dibattito si e' acceso nel 2005 quando la rivista americana ha pubblicato un editoriale dal titolo "La fine dell'omeopatia", sottolineando l'inefficacia di questo tipo di trattamento con trial di confronto con la medicina convenzionale. La notizia ha fatto il giro del mondo, rimbalzando su tutti i media. Le conclusioni dell'editoriale hanno fatto riferimento a sei studi clinici di medicina convenzionale e 8 studi di omeopatia, ma non e' mai stata rivelata l'identita' dei trial. La nuova revisione, pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Epidemiology e condotta da un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Berna, ha concluso che: tutti i trial di "maggiore qualita'" hanno dato risultati a favore dell'omeopatia; se alcuni trial hanno dimostrato che l'omeopatia funziona in alcuni casi, e in altri non da' alcun risultato, significa che non c'e' effetto placebo; infine ci sono troppi dubbi sulla chiarezza degli studi analizzati. In pratica, ci sono "evidenze deboli di un effetto specifico dei rimedi omeopatici, ma ci sono forti elementi di prova sugli effetti specifici degli interventi convenzionali". Ma, secondo i ricercatori, questo non significa che bisogna interpretare queste conclusioni come "la fine dell'omeopatia" in quanto solo placebo. Al contrario, ma le conclusioni dello studio dimostrerebbero che l'omeopatia funziona, anche se lievemente, in alcuni casi."

domenica 2 novembre 2008

Affezioni respiratorie e medicina integrata


Le infezioni acute delle vie respiratorie colpiscono milioni di persone sia adulte che in età pediatrica e sono un problema sanitario di grande rilevanza soprattutto nella stagione di maggior incidenza.
Tra gli strumenti terapeutici sono da considerare anche le opportunità messe a disposizione dalla medicina integrata a disposizione dei medici e dei farmacisti.
Questi argomenti sono stati affrontati al primo seminario del corso di perfezionamento: “omeopatia e terapie complementari: dal medicinale al malato”, tenutosi a Mestre il 26 ottobre scorso.
I docenti, Enrico Dall’Anese e Alessandro Targhetta, hanno messo in evidenza le opportunità terapeutiche nelle diverse patologie supportate dalla presentazione di casi clinici.
La metodologia didattica e la praticità dei contenuti sono stati molto apprezzati dalla folta platea di farmacisti e medici.
I successivi 3 seminari tratteranno in modo monotematico le affezioni gastroenterologiche, le manifestazione allergiche e le affezioni cutanee.

Helene Calogeropoulou, Farmacista, Milano
Etichetta, Eventi A.M.I.C.O., notizie

mercoledì 29 ottobre 2008

ANTIBIOTICI: USARE CON PRUDENZA


Antibiotici: usare con prudenza per evitare effetti collaterali


E' questo l'avvertimento lanciato dalla Dott.ssa Barbara Stechenberg, Director of Pediatric Infectious Diseases, Baystate Medical Center in Springfield, Massachusetts, al meeting annuale dell'American Academy of Pediatrics.
Secondo osservazioni recenti sono circa 142mila/anno le visite in pronto soccorso (P.S.) per eventi avversi da antibiotici e ciò si verifica in misura maggiore in bambini di età inferiore ad un anno.
Lo studio della Dott.ssa Stechenberg ha valutato la frequenza e i tipi di effetti avversi in relazione alle varie categorie di antibiotici (Clin. Infect. Dis. 2008;47:735-43).
Circa la metà delle visite in P.S. per effetti collaterali da antibiotici erano legate all'uso di derivati della penicillina.
“Chiaramente”, aggiunge, “gli effetti avversi da antibiotico rappresentano un enorme problema, perciò è necessario riprendere a considerare alcuni principi irrinunciabili prima di prescriverli ai nostri pazienti.
Per prima cosa bisogna chiedersi se realmente il bambino ha bisogno della terapia, perchè la non-terapia è spesso più sicura che qualsiasi terapia”, inoltre “classificare l'agente batterico prima di scegliere il farmaco, così si potrà scegliere lo spettro d'azione più ristretto, con la minima tossicità”.
La maggioranza degli effetti avversi evidenziati nello studio, circa l'80%, erano reazioni allergiche, dall'eruzione cutanea all'anafilassi (più rara). Gli effetti tossici sono anche in relazione alle malattie preesistenti, è questo il caso dei bimbi affetti da fibrosi cistica o da virus Hiv, dove l'iperattività del sistema immunitario accentua la possibilità di eventi avversi.
Nello studio vengono presi in esame i vari tipi di antibiotici, in primo luogo la Penicillina,
che è confermata essere un farmaco molto sicuro: la vera allergia infatti è nell'ordine del 10% circa e il rischio di anafilassi è molto raro.
Per quanto riguarda l'Azitromicina, gli effetti collaterali sono più di tipo gastrointestinale che di tipo allergico; tuttavia se si verifica una reazione cutanea questa dura molto tempo, poichè il farmaco, anche dato solo per cinque giorni, rimane nel corpo per lungo tempo.
Per quanto riguarda l'Aciclovir, medicinale discretamente sicuro in pediatria, utilizzato per forme erpetiche in soggetti immunocompromessi, viene eliminato dal rene immodificato; pertanto può causare disfunzioni renali a livello tubulare e interstiziale e il suo uso dovrebbe essere evitato nei soggetti nefropatici e preceduto da una adeguata idratazione.
Boston (Elsevier Global Medical News )


Elena Bosi -pediatra- Milano

domenica 26 ottobre 2008

ONCOLOGIA PEDIATRICA

Alfred L. & al. hanno pubblicato nel mese di settembre 2008 sulla rivista European journal of cancer un interessante studio dal titolo “Complementary and alternative treatment methods in children with cancer: A population-based retrospective survey on the prevalence of use in Germany” (EJC).
Partendo dall’osservazione che pochi studi fino ad ora pubblicati hanno approfondito la prevalenza dell’utilizzo delle CAM in oncologia pediatrica, e che quelli condotti fino ad ora non hanno fornito elementi significativi, gli autori si sono posti l’obiettivo di studiare un campione rappresentativo di bambini tedeschi affetti da neoplasie.
A tale fine hanno avviato uno studio retrospettivo (mediante invio di questionario autosomministrato) tra i genitori i cui figli erano stati inseriti per la prima volta nel 2001 nel Registro tedesco dei tumori infantili. Dei 1063 questionari pervenuti, il 35% degli intervistati ha dichiarato l’utilizzo di CAM. Le metodiche più frequentemente utilizzate nel campione oggetto di studio sono l’omeopatia, gli integratori alimentari e la medicina antroposofica. Fattori favorenti sono risultati un precedente utilizzo di CAM, un più elevato status sociale e una prognosi sfavorevole. Le ragioni più frequentemente richiamate per il loro uso sono state la ricerca di una stabilizzazione fisica, un rafforzamento del sistema immunitario e un incremento delle possibilità di cura della patologia.
Mentre la fonte di informazioni in molti casi non è stata rappresentata da personale medico, il 71% degli utilizzatori ha dichiarato di avere comunque parlato con un medico circa l’uso delle CAM.
Nella maggior parte dei casi i genitori riferiscono una percezione positiva sugli effetti delle CAM. L’89% degli utilizzatori riferisce infine che raccomanderebbero il loro impiego agli altri genitori.
In conclusione, le CAM sembrerebbero essere utilizzate di supporto alle terapie tradizionali nel 35% dei bambini tedeschi affetti da neoplasie. Gli autori dello studio sottolineano la necessità di avviare urgentemente studi prospettici sugli effetti reali o supposti delle metodiche più frequentemente utilizzate, così come richiamano la necessità di una maggiore conoscenza dei pediatri oncologi su questi trattamenti al fine di assicurare ai genitori un’informazione più professionale e competente.

G. Di Leone – Medico – Bari

Homeopathy: on line il numero di Gennaio 2008

E' disponibile on line il numero di Gennaio di Homeopathy.
Tra i vari articoli segnalerei lo studio osservazionale di Bordet sul trattamento con rimedi omeopatici dei disturbi vasomotori della menopausa.
Interessante anche il dibattito, con più ospiti, dal titolo "Homeopathy—quackery or a key to the future of medicine?" che vede il confronto di varie opinioni (scettiche e non) sull'omeopatia e il suo futuro.

venerdì 24 ottobre 2008

Dal 28 al 31 ottobre 2008, a Firenze, presso l'Istituto Agronomico per l'Oltremare, si terrà il Seminario Internazionale: “Innovazione e sviluppo in sanità: l’integrazione delle medicine complementari e tradizionali nei Sistemi sanitari pubblici”.L’evento, organizzato in collaborazione tra la Regione Toscana, l’UNDP e l’UNOPS nel quadro dell’Iniziativa di cooperazione internazionale ART, coinvolge rappresentanti dei Ministeri della Sanità dei paesi dove operano i Programmi ART e programmi di cooperazione della Regione Toscana, rappresentanti dei Centri regionali di riferimento della Regione Toscana e della Rete toscana della Medicina Integrata (RTMI).
Per ulteriori informazioni consultare il sito
Massimo Tilli, Medico, Firenze

giovedì 23 ottobre 2008

omeopatia e ricerca biologica

Sulla rivista Integrative Cancer Therapies, Vol. 5, No. 4, 362-372 (2006) è stato pubblicato un interessante articolo dal titolo. “Effects of Homeopathic Preparations on Human Prostate Cancer Growth in Cellular and Animal Models” nel quale si segnala una chiara risposta biologica al trattamento omeopatico in alcune forme tumorali.
Partendo dalla constatazione che in omeopatia Sabal serrulata (Saw palmetto) costituisce il trattamento complementare di scelta per i problemi della prostata che variano dall'iperplasia prostatica benigna al cancro di prostata, gli Autori hanno indagato gli effetti antiproliferativi delle preparazioni omeopatiche a base di Sabal serrulata, Thuja occidentalis e Conium maculatum, in vivo su cavia (“nude mouse xenograft models”) ed in vitro su linee cellulari tumorali umane (linee cellulari di adenocarcinoma prostatico umano PC-3 e DU-145 e MDA-MB-231 cancro della mammella).
Il trattamento con Sabal serrulata (in vitro) ha provocato una diminuzione di 33% di proliferazione delle cellule PC-3 nelle 72 ore e la riduzione del 23% nella proliferazione delle cellule DU-145 nelle 24 ore (P<.01). Nessun effetto è stato osservato sulle cellule umane del cancro della mammella MDA-MB-231. Thuja occidentalis e Conium maculatum non hanno determinato alcun effetto sulla proliferazione delle cellule tumorale umane della prostata. In vivo la dimensione dello xenotrapianto del tumore della prostata è stato ridotto significativamente nelle cavie trattate con Sabal serrulata rispetto al gruppo controllo. Gli autori concludono la loro ricerca auspicando studi più approfonditi su Sabal serrulata come rimedio omeopatico specifico per le patologie a carico della prostata.
Enrica Campanini, Medico, Firenze

martedì 21 ottobre 2008

Cortisone e ossa dei bambini

EFFETTO DEL CORTISONE SULLE OSSA
DEI BAMBINI
L'uso di cortisone in età pediatrica è,purtroppo, molto frequente e ciò non sempre corrisponde a reali necessità (vedi l'uso improprio nelle forme infiammatorie delle vie respiratorie anche nelle prime età della vita).
In questo articolo si studia l'effetto negativo di questo farmaco sulla mineralizzazione ossea del bambino.
Lo studio è stato effettuato su una popolazione di età compresa tra i 5
e i 12 anni in terapia per asma(531 maschi e 346 femmine).
Tutti i partecipanti avevano assunto terapie cortisoniche per via orale o inalatoria(prednisone o budesonide) e il follow-up è durato sette anni.
L'osservazione ha evidenziato che l'assunzione per via orale aveva effetti negativi in relazione alla dose somministrata e direttamente correlata all'aumentare dei cicli di terapia,provocando una riduzione nell'accrescimento minerale osseo più marcato nei maschi che non nelle femmine.
Lo steroide per via inalatoria causava viceversa una minima riduzione dell'apposizione ossea.
Lo studio pone quindi l'attenzione sulla necessità di limitare le terapie cortisone nell'infanzia,in particolare quelle per via orale,che andrebbero somministrate per un tempo limitato e alla dose minima efficace.
Qualora sia necessaria una terapia corticosteroide di lunga durata per asma, sarà preferibile la via inalatoria.
Kelly,Van Natta M,et al . Effect of long-term corticosteroid use on bone mineral density in children: a prospective longitudinal assessment in the Childhood Asthma Management Program(CAMP).Pediatrics 2008;122:53-61
Elena Bosi pediatra

Cortisone e ossa dei bambini


EFFETTO DEL CORTISONE SULLE OSSA
DEI BAMBINI
L'uso di cortisone in età pediatrica è,purtroppo, molto frequente e ciò non sempre corrisponde a reali necessità (vedi l'uso improprio nelle forme infiammatorie delle vie respiratorie anche nelle prime età della vita).
In questo articolo si studia l'effetto negativo di questo farmaco sulla mineralizzazione ossea del bambino.
Lo studio è stato effettuato su una popolazione di età compresa tra i 5
e i 12 anni in terapia per asma(531 maschi e 346 femmine).
Tutti i partecipanti avevano assunto terapie cortisoniche per via orale o inalatoria(prednisone o budesonide) e il follow-up è durato sette anni.
L'osservazione ha evidenziato che l'assunzione per via orale aveva effetti negativi in relazione alla dose somministrata e direttamente correlata all'aumentare dei cicli di terapia,provocando una riduzione nell'accrescimento minerale osseo più marcato nei maschi che non nelle femmine.
Lo steroide per via inalatoria causava viceversa una minima riduzione dell'apposizione ossea.
Lo studio pone quindi l'attenzione sulla necessità di limitare le terapie cortisone nell'infanzia,in particolare quelle per via orale,che andrebbero somministrate per un tempo limitato e alla dose minima efficace.
Qualora sia necessaria una terapia corticosteroide di lunga durata per asma, sarà preferibile la via inalatoria.
Kelly,Van Natta M,et al . Effect of long-term corticosteroid use on bone mineral density in children: a prospective longitudinal assessment in the Childhood Asthma Management Program(CAMP).Pediatrics 2008;122:53-61

lunedì 20 ottobre 2008

AMICO IN TOSCANA: SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO A FIRENZE

Il 20% della popolazione occidentale presenta un disturbo da ansia e panico. Un italiano su 5 soffre di insonnia e il 44% lamenta stanchezza e sonnolenza. I disturbi legati al sonno sono in continuo aumento e colpiscono circa il 30% dei bambini nei primi tre anni di vita (Centro medicina delsonno, Niguarda). Quali mezzi abbiamo a disposizione per affrontare con lamedicina integrata tali disturbi? Questi argomenti sono stati affrontati il 19 ottobre 2008 nel seminario ANSIA E INSONNIA NELL'ADULTO E IN ETA'PEDIATRICA: UN APPROCCIO INTEGRATO che si è svolto a Firenze presso la sede di Confesercenti in P.za PierVettori, 8/10.
Il seminario ha preso in esame le diverse opportunita'terapeutiche con l'omeopatia e la fitoterapia nella sindromeansiosa e nell'insonnia. Il seminario rivolto a Medici e Farmacisti, accreditato con 5 punti ECM, è stato molto apprezzato per la concretezza dei contenuti e per la piacevole esposizione dei Docenti Stefania Biondo ed Enrica Campanini.
La sede di Confesercenti si è rivelata da subito molto confortevole (in zona di Firenze facilmente raggiungibile e dotata di parcheggio privato).L'aula, elegante ed attrezzata con i supporti alla didattica necessari, si è dimostrata perfetta per lo svolgimento di seminari e corsi.
L'evento organizzato da A.M.I.C.O. ha offerto davvero ai partecipanti un valido contributo all'attività professionale. Arrivederci quindi alla prossima iniziativa culturale e scientifica di AMICO in Toscana.
Tilli Massimo, Medico, Firenze

giovedì 16 ottobre 2008

Topi e rane: ma l'omeopatia non è un placebo?

Alla domanda risponderei: probabile … possibile … direi di no!! E istintivamente sarei portato ad affermare che se pure fosse così, ben venga quell’approccio terapeutico che riesce a procurare benefici per chi soffre, senza fare ricorso a metodiche dannose esse stesse. Il potere taumaturgico del medico è stato enfatizzato nei secoli dalle varie culture e probabilmente ancora oggi è materia sotto molti aspetti sconosciuta.
Ma sarebbe veramente riduttivo concentrarsi unicamente su questo aspetto (come certa letteratura scientifica sembra voler fare), trascurando tutto il resto per il sol fatto che non si riesce a trovarne una giustificazione secondo i criteri di scientificità accettati dall’attuale paradigma scientifico.
Esistono peraltro numerosi lavori che sembrano più o meno direttamente smentire questa superficiale interpretazione della metodica omeopatica. A puro titolo esemplificativo, cito due studi recentemente pubblicati su Homeopthy, prestigiosa rivista curata da The Faculty of Homeopathy.
Il primo lavoro, dal titolo “An animal Model for the study of Chamomilla in stress and depression: pilot study”, è stato pubblicato da S. A. Gordinho Pinto & al. e studia gli effetti comportamentali ed ematologici di un trattamento con Chamomilla 6CH in topi sottoposti ad uno stress sperimentale. Nella metà di una popolazione di topi ai quali erano state iniettate cellule del tumore di Ehrlich, suddivisi con metodica random in due sottogruppi di pari numerosità, è stato effettuato un trattamento giornaliero con Chamomilla 6CH. Il gruppo controllo non ha ricevuto alcun trattamento. A distanza di sette giorni gli animali sono stati osservati in campo aperto e sottoposti ad accertamenti ematici. I topi che hanno coabitato con un compagno di gabbia ammalato hanno mostrato un decremento della loro attività generale, ma quelli trattati con Chamomilla si sono mostrati meno severamente malati (p=0,0426). Nessuna modifica ematologia è stata osservata.
Nella stessa pubblicazione sono stati comunicati anche i risultati ottenuti in un gruppo di topi pretrattati con Camomilla 6CH e sottoposti ad un test di nuoto forzato. Il gruppo controllo era stato trattato con acqua, 10% di etanolo o amitriptilina. Soltanto i gruppi trattati con etanolo e amitriptilina hanno mostrato un comportamento eccitato (p=0,0020), mentre gli animali trattati con Chamomilla hanno mostrato un punteggio intermedio rispetto ai controlli trattai con acqua e a quelli con etanolo/amitriptilina.
Mi si potrà obiettare che i topi da esperimento sono ormai una razza in qualche misura contaminata dal contatto con l’uomo (?) e che le loro caratteristiche intrinseche li rendono “influenzabili” e pertanto “sensibili” ad un ipotetico effetto placebo.
In tal caso potremmo passare al secondo studio pubblicato su Homeopthy, ad opera di S. Weber & al. dal titolo “The effect of homeopathically prepared thyroxine on highland frogs: influence of electromagnetic fields”. Partendo da precedenti esperimenti che mostrano come lo sviluppo delle larve di questi anfibi sia influenzabile da un preparato “omeopatico” a base di tiroxina (dosi infinitesimali dinamizzate), gli autori dimostrano una modificazione di questo effetto in relazione all’esposizione di tale preparato alle microonde o alle onde elettromagnetiche.
Fatti salvi eventuali bias metodologici, è possibile ipotizzare un effetto placebo anche sulle larve di rana? Probabilmente abbiamo ancora tanto da comprendere sulle reali potenzialità dell’omeopatia.
G. Di Leone – Medico - Bari

mercoledì 15 ottobre 2008

Il girone delle polveri sottili

"Qual'è l'origine delle micropolveri? Come agiscono quando vengono assorbite dal nostro corpo? Quali patologie apparentemente estranee a questo fenomeno possono finalmente trovare una spiegazione?."A queste ed ad altre domande il libro di Stefano Montanari cerca di dare delle risposte esaustive in un contesto di indifferenza e a volte di vero e proprio boicottaggio della comunità scientifica. Trovo molto interessante questo libro anche perchè ritengo che le patologie descritte dal dr.Montanari possano richiamare l'attenzione della comunità omeopatica sulla possibile relazione di dette patologie con la modalità reattiva sicotica .Il dr.Stefano Montanari vive e lavora a Modena, dove dal 2004 è Direttore Scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics, il centro che svolge studi e ricerche relative all'inquinamento da polveri inorganiche e al quale si rivolgono per consulenze aziende alimentari, enti pubblici e privati. (Montanari Stefano, Il girone delle polveri sottili, Macro edizioni,2008)
Mario Dileo, medico, Bari

Metanalisi e Omeopatia

Ricorderete che nel mese di dicembre 2006 la prestigiosa rivista The Lancet pubblicò, con grande risonanza anche su qualche quotidiano italiano e con l’intervento di rappresentanti del mondo accademico detrattori dell’omeopatia, un articolo di A. Shang & al. dal titolo “Gli effetti clinici dell'omeopatia sono effetti placebo? Analisi comparativa degli studi controllati con placebo condotti in omeopatia e allopatia”. In quello studio, gli autori, basandosi su una metanalisi condotta su 21 lavori realizzati in ambito omeopatico e 9 lavori in medicina convenzionale, concludevano evidenziando bias in tutti gli studi considerati che, adeguatamente filtrati, portavano ad una debole evidenza di effetti specifici dei rimedi omeopatici contrapposta ad una forte evidenza di efficacia degli interventi convenzionali. Shang concludeva che “Questa osservazione è compatibile con l'opinione che gli effetti clinici dell'omeopatia siano effetti placebo”.

Nel mese di settembre di questo anno è stato pubblicato sul Journal of clinical epidemiology un lavoro di Lüdtke R. & al. dal titolo “The conclusions on the effectiveness of homeopathy highly depend on the set of analyzed trials.

Gli autori segnalano come i risultati di una metanalisi cambino in maniera significativa in funzione del numero e delle caratteristiche dei lavori analizzati, tanto più in una materia come l’omeopatia caratterizzata ancora da un’ampia eterogeneità tra i trials. Ne consegue che secondo Lüdtke le conclusioni a cui è giunto Shang sembrano essere meno definite di quanto siano state rappresentate.

Lasciando agli epidemiologi la fine analisi dell’impostazione metodologica dei due lavori, e nella consapevolezza della già più volte richiamata difficoltà di impostare ricerche in omeopatia perfettamente aderenti ai condivisi criteri di scientificità (randomizzazione del campione, doppio cieco, ripetitività dei risultati), ritengo condivisibili le conclusioni a cui sono giunti Lüdtke R. & al. Quanto meno sembrerebbe poco giustificabile giungere a deduzioni così categoriche partendo dall’analisi di un numero così limitato di studi scientifici.

È peraltro pur vero che il mondo omeopatico dovrebbe attivarsi maggiormente per sottoporre alla comunità scientifica un numero sempre maggiore di studi tesi a dimostrare l’efficacia di questa metodica, nel rispetto (quanto più aderente possibile) dei criteri di scientificità sopra richiamati. In aggiunta sarebbe sicuramente opportuno avviare un sereno confronto all’interno della comunità scientifica per definire standard maggiormente affini alla metodica omeopatica, superando (come già avvenuto in altre settori della ricerca scientifica) i vincoli metodologici. Tutto ciò con l’obiettivo di chiarire, una volta per tutte e al di fuori di sterili polemiche, l’efficacia (o meno) dell’approccio omeopatico. Sarà mai la comunità scientifica disposta a questo confronto? E sarà mai possibile reperire i fondi per questo tipo di ricerca? E vi è il reale interesse da parte della comunità scientifica, ma anche dello stesso mondo omeopatico, ad avviare questo percorso? Lascio a voi le risposte.

G. Di Leone – Medico - Bari

giovedì 9 ottobre 2008

Giocare per forza

Basta giocare per forza! Giochiamo quando ci pare e piace!

Segnalazione del libro di Ermanno BENCIVENGA, Giocare per forza. Critica della società del divertimento, Bruno Mondatori, Milano 2007, pp. 182.


A che gioco giochiamo noi tutti?
A che gioco giocano i bambini?
Ma giocano o vengono giocati?
E qual è la posta in gioco?
Chi c’è dall’altra parte del tavolo?
Quali trucchi usa per farci perdere?
E cosa perdiamo?
Cosa perdono i nostri figli?

A queste e ad altre domande cerca di rispondere un filosofo, Ermanno Bencivenga. La prima edizione del suo libro, Giocare per forza, era del 1995. La recente riedizione aggiornata non smentisce l’analisi precedente, ma anzi conferma l’aggravarsi del fenomeno. Quale? Da Disneyland al proliferare di parchi giochi, tematici, acquatici, dai quiz televisivi ai videogame, dalle mille diavolerie di internet ai villaggi turistici e alle notti bianche, la parola d’ordine, l’unico comandamento scrupolosamente osservato da tutti, è “Divertitevi!”.
Ma di che divertimento si tratta? Anzi, visto che si chiede sempre di più la partecipazione, l’interazione, il coinvolgimento delle persone, di che gioco si tratta?
L’autore, filosofo italiano docente da lunghi anni negli Stati Uniti, ha girato in lungo e in largo le capitali del divertimento, come Orlando in Florida o Las Vegas, ma ha anche analizzato le nostre forme di gioco e intrattenimento, scoprendo che la vera finalità dell’esplodere di così tanto divertimento coatto è il business.
Il divertimento è il più grande affare del secolo. Ed è la nostra religione! Una volta la maggior parte della gente alla domenica andava in chiesa, oggi va ai centri commerciali. Così come, osserva l’autore, se analizzate bene i nostri quiz televisivi vi accorgerete subito che viene recitato un lungo rosario di…pubblicità.
Il gioco, il divertimento, le città meraviglia, le luci, le attrazioni, i paesi dei balocchi, i centri commerciali servono per sedurci. Come in un centro commerciale dove c’è tutto per accontentare tutti, grandi e piccini, donne e uomini: cinema, pizzeria, salagiochi, boutiques, sauna, relax, sport, supermercato, ecc. Si deve poter passare nel village tutta la giornata, felici e contenti.
Spendendo.
Ma non è questo il problema. Ognuno può fare dei suoi soldi e della sua vita ciò che vuole.
Il guaio è che questo tipo di gioco non richiede sforzo, disciplina, applicazione, invenzione. Il nostro giocare per forza, insomma, sta uccidendo la creatività, perché è ossessiva ripetizione di qualcosa creato da altri, sta mortificando la nostra intelligenza, riempie quello spazio vuoto e toglie quel tempo inutile che sono fondamentali per sviluppare il dono più prezioso che l’uomo ha e che i nostri bambini non riescono più ad avere: la fantasia.
Prof Claudio Bernardi
Docente di Antropologia del Teatro
Università Cattolica di Brescia

lunedì 6 ottobre 2008

Medici a scuola di ambientalismo

Medici a scuola di ambientalismo per difendere salute
- Medici a scuola di ambiente, per difendere la salute 'armati' di nuove competenze divenute ormai necessarie. Si calcola, infatti, che l'ambiente degradato e l'esposizione a sostanze nocive, uniti agli stili di vita scorretti, siano responsabili del 75% delle patologie e delle relative cause di morte. E’ partito da questi presupposti l'appuntamento per i camici bianchi, il 25 e 26 settembre a Treviso, per un corso di Formazione teorico-pratico sul tema "Salute e ambiente: una nuova competenza per il medico", che è stata seguito dal convegno "Salute e ambiente, medici e istituzioni a confronto". L'iniziativa è stata promossa, oltre all'Ordine dei medici di di Treviso, dalla federazione naz ionale degli Ordini (Fnomceo), l'Isde (associazione medici per l'ambiente), l'ordine dei medici (Omceo) di Padova che ha fornito supporti sul piano organizzativo, la Provincia di Treviso, l'Università di Padova, la Regione Veneto, l'Ulss n. 9 di Treviso e l'Arpav. "Questa iniziativa di formazione integrata aveva l'obiettivo di fornire, con livelli successivi di formazione, conoscenze professionali per creare in ogni provincia un pool di medici esperti ai quali le istituzioni potessero rivolgersi per richiedere la loro collaborazione nei principali atti amministrativi che potrebbero avere, ricadute sull'ecosistema". Per rispondere in qualche modo ai danni prodotti dalla cosiddetta società dei consumi negli ultimi anni è aumentata la 'coscienza ambientale' da parte della professione medica. Non a caso la Federazione degli Ordini ha previsto, nel nuovo Codice Deontologico, un articolo, il numero 5, che introduce tra le responsabilità del medico, quella 'ambientale', in relazione alla salute. Per gli organizzatori del corso, i medici, inoltre, dovranno essere in futuro maggiormente coinvolti nelle decisioni politiche e amministrative che riguardano la relazione tra ambiente e salute. "Alcune scelte ambientali come la gestione dell'acqua, dei rifiuti, il controllo dell'inquinamento da agenti fisici o dell'aria - spiega sul sito della Fnomceo Daniele Frezza, segretario dell'Ordine di Treviso nonché direttore del Corso - hanno ripercussioni sulla salute dei cittadini e andrebbero attentamente valutate prima della pianificazione e programmazione degli interventi da parte delle istituzioni. Secondo il medico, inoltre, l'obiettivo di fornire delle informazioni ai cittadini deve essere prioritario, a partire dai bambini delle elementari che, nelle campagne di informazione, possono rappresentare un importante veicolo per trasmettere nel loro ambito familiare ciò che hanno imparato o il materiale a loro consegnato
- Roma, Settembre 08(Adnkronos Salute) Articolo pubblicato da Elena Bosi pediatra

sabato 4 ottobre 2008

stile di vita: alimentazione e longevità

Riporto da Adnkronos Salute (Roma, 2 ott.) :
"Pane, pasta, frutta, verdura, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola. E' nel piatto il segreto dei nonni italiani, che hanno record europeo della longevità, con una vita media di 77,2 anni per lui e di 82,8 anni per lei. Lo sostiene la Coldiretti oggi per la Festa dei nonni, che coinvolge circa 14 milioni di italiani. Un vero esercito, destinato a crescere nel tempo: le proiezioni comunitarie stimano che nel 2050 ben 35 cittadini italiani su cento saranno anziani (30% nella media europea). Ma se i dati sui nonni sono positivi, "preoccupa invece - dice Coldiretti - il recente allarme sugli effetti della crescente obesità tra i giovani. I ragazzi di questa generazione, per la prima volta nella storia, rischiano di essere i primi ad avere una vita più breve dei propri genitori, per colpa delle malattie causate dall'obesità e dal sovrappeso, come il diabete e i problemi cardiaci. Un allarme che - sostiene l'associazione - rende necessario intervenire per modificare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse anche nel nostro Paese, con il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni 'fuori forma'. Proprio i nonni - conclude la Coldiretti - possono svolgere certamente una funzione fondamentale nel conservare le tradizioni alimentari e nel guidare i più giovani verso abitudini alimentari più salutari nelle scuole e nelle case".

martedì 30 settembre 2008

L'omeopatia e i bambini: sondaggio

Su supplemento Salute è stato pubblicato, a cura di Sara Ficocelli, il seguente breve articolo:
" Sono meno della metà i genitori italiani che utilizzano la medicina non convenzionale per curare il figlio. Il comitato scientifico del focus "Nuove tendenze in diagnostica e terapia pediatrica" ha analizzato il rapporto tra medicina non convenzionale e pediatria con un'indagine che verrà presentata oggi a Bologna nell'ambito del convegno "Nuove tendenze in diagnostica e terapia pediatrica" (fino al 27 settembre, organizzato da Società di Pediatria, di Tossicologia e di Farmacologia). La ricerca ha preso in esame 600 genitori con almeno un figlio non maggiore di 10 anni che avessero già utilizzato questo tipo di farmaci. A tutti sono state poste 12 domande chiuse, molte delle quali a risposta multipla. Il 75% degli intervistati ha dichiarato di conoscere l'omeopatia e di averne fatto uso almeno una volta; bene la Fitoterapia ma scarsa quella sui fiori di Bach: solo il 23,9% degli intervistati ha curato il proprio figlio almeno una volta con questi rimedi. I dati più sorprendenti riguardano l'osteopatia e la chiropratica: quasi la metà dei genitori interpellati ignorava il significato di queste parole.In media, chi ricorre a cure non convenzionali lo fa nella convinzione che si tratti del rimedio più naturale e il 54,3% dei genitori la ritiene una terapia adatta ai bambini, tanto che nella maggior parte dei casi le prime somministrazioni avvengono sotto i 3 anni e per curare malattie come l'otite, il mal di gola o il raffreddore. Solo il 17,4% degli intervistati, però, considera questi farmaci davvero più efficaci di quelli tradizionali. Risultati di efficacia ottimi o discreti per oltre il 95% di intervistati; costo della cura superiore ai farmaci tradizionali per il 58% dei genitori. Per questo se ne chiede (89,6%) la rimborsabilità."

venerdì 26 settembre 2008

www.amedeo.com


Il titolo di questo post può sembrare talmente autoreferenziale da rasentare l'imbarazzo. In realtà non ha nulla a che vedere con chi scrive ma si riferisce ad uno dei più interessanti siti bibliografici reperibili su internet. E' possibile abbonarsi ad una newletter settimanale e ricevere sulla popria casella di posta elettronica una ottima selezione di abstract scelti tra riviste internazionali; il nome del sito nasce dalla strada in cui è ubicata la sua sede, Via Principe Amedeo.... !
Tra le altre risorse un nutrito gruppo di libri on line, alcuni un po' datati, altri ancora leggibili per l'aggioranamento e poi quello che i gestori del sito considerano il fiore all'occhiello della propria attività, una pubblicazione annuale sull'infezione da HIV.

giovedì 25 settembre 2008

La Carta di Padova

La Federazione nazionale degli ordini dei medici e chirurghi (Fnomceo) con il contributo dell’Associazione Nazionale dei Medici per l’Ambiente (Isde) ha varato una Carta sulla tutela della Salute e dell’Ambiente (Padova,maggio 2008) frutto di un anno di lavoro comune tra Fnomceo e Isde Italia. La Carta indica i principi per una corretta analisi e gestione dei problemi ambientali e rappresenta una sorta di decalogo per stabilire il percorso da intraprendere per attuare una corretta prevenzione. L’inquinamento ambientale, infatti ,sta producendo seri danni alla salute, tanto che il 75% delle patologie e delle cause di morte è associato al degrado ambientale e a stili di vita scorretti. Secondo recenti studi, hanno sottolineato gli esperti, danni possono aversi anche dalle molteplici sostanze chimiche che vengono utilizzate quotidianamente: la maggior parte, infatti, non è ancora stata adeguatamente testata e valutata in termini di sicurezza. La Carta di Padova sancisce come la tutela dell’ambiente sia un dovere per il medico ed una sfida per la medicina: “La professione medica non è rivolta con la cura delle malattie (diritto alla vita) al solo miglioramento e all’allungamento della vita, è altresì indirizzata alla prevenzione delle malattie tramite l’individuazione dei possibili fattori nocivi immessi nell’ambiente e la promozione dell’ambiente e salute (diritto alla salute)….La professione abbraccia l'etica della responsabilità, che supera l'ambito individuale si impone su scala mondiale per le ripercussioni che attengono ai nostri comportamenti che si riflettono su scala planetaria e riguardano il destino delle generazioni future”.
Enrica Campanini, medico, Firenze

martedì 23 settembre 2008

Arnica e Dicloflenac

E' stato pubblicato recentemente un lavoro sul Journal of Alternative in Complementary Medicine (rivista indexata su Medline e peer-reviewed) che mostra l'equivalenza di Arnica D4 e Diclofenac nel trattamento del dolore post-chirurgico in pazienti operati per alluce valgo.
Lo studio, in doppio cieco, è stato condotto su 88 pazienti e sono stati valutati i seguenti parametri:
- segni infiammatori
- dolore
- mobilità del paziente
- uso di ulteriori analgesici.
Arnica D4 si è mostrato equivalente a Diclofenac per quanto riguarda i prametri 1 e 4. Diclofenac ha evidenziato un effetto analgesico modestamente superiore, mentre i pazienti trattati con Anrica hanno recuperato più velocemnte la loro capacità motoria. Il farmaco omeopatico ha causato molti meno effetti collaterali (2, pari al 4,5%) rispetto al Dicloflenac (9, pari a 20,45%).
In cosiderazione di questi dati e del fatto che il trattamento con Arnica ha un costo inferiore del 60% gli autori sottolineano la possibilità che questo farmaco omeopatico venga utilizzato nel trattamento post-operatorio della chirurgia del piede.
Giulio Viganò, medico, Milano

lunedì 22 settembre 2008

PARACETAMOLO E ASMA NEL BAMBINO

Il paracetamolo è il farmaco piu’ usato per abbassare la febbre nel bambino,la sua bassa tossicità e maneggevolezza lo rendono un farmaco molto diffuso e sicuro,tuttavia uno studio neo-zelandese comparso su Lancet di Settembre , (2008;372:1039-48),documenta un aumento dei casi di asma nei bambini che lo hanno utilizzato nelle prime età della vita.

Lo studio effettuato al Medical Research Institute su 200.000 bambini nell’ambito dell’International Study of Asthma and Allergies in Childhood(ISAAC),ha evidenziato che l’esposizione al paracetamolo nel primo anno è associata ad un incremento di circa il 50% dei casi di asma oltre a rinocongiuntivite ed eczema all’età di 6-7 anni.Questi studi vengono comunque ritenuti insufficienti,secondo i ricercatori, per modificare il comportamento dei genitori in caso di febbre, poiché comunque il paracetamolo risulta a tutt’oggi il prodotto meno tossico (se confrontato con ibuprofene o acido acetilsalicilico).

L’assunzione di acido acetilsalicilico(aspirina)infatti è stato associata nei bambini sotto i dodici anni, all’insorgenza di una grave malattia (la sindrome di Reye) provocata dall’associazione del farmaco e da malattie virali (varicella o sindromi simil –influenzali),mentre l’ibuprofene ha effetti indesiderati sull’apparato gastrointestinale che possono andare dalla nausea,dolori addominali e diarrea all’emorragia.

Saranno pertanto necessari altri studi per confermare queste osservazioni e comparare gli effetti a distanza del paracetamolo con altri farmaci antifebbre in uso in pediatria.

Elena Bosi pediatra

sabato 20 settembre 2008

"Indirizzare" i pazienti può essere reato

Leggo su Toscana Medica News n. 23 del 18/09/2008 e riporto integralmente una notizia di interesse generale riguardante l'attività medica specialistica in struttura pubblica .

La Corte di Cassazione, quarta sezione penale, ha pronunciato una interessante sentenza (n. 27936 del 08/07/2008) che chiarisce la condotta che deve tenere il medico quando "suggerisce" al paziente di effettuare visite o accertamenti presso una determinata struttura. Secondo la Suprema Corte, la condotta del medico specialista di una struttura pubblica, il quale per conseguire un vantaggio patrimoniale, in violazione del dovere di astensione, indirizzi un paziente verso il laboratorio di cui egli sia socio, per l'espletamento di un esame che si sarebbe potuto eseguire anche presso una struttura pubblica della stessa città, integra il delitto di abuso di ufficio. Il medico si era difeso sostenendo che il presidio ospedaliero ove egli operava non disponeva della strumentazione specifica per svolgere l'esame e che quindi il suo "suggerimento" non doveva essere considerato illecito, ma i giudici hanno rilevato che il medesimo identico esame ben poteva essere espletato nei contigui presidi ospedalieri della stessa ASL, ben noti al sanitario, e raggiungibili senza particolari disagi dai pazienti, attesa la prossimità territoriale, per cui la condotta del medico è stata ritenuta meritevole di condanna.
Massimo Tilli, medico, Firenze

lunedì 15 settembre 2008

Additivi alimentari ed iperattività nei bambini

Uno studio, pubblicato dalla rivista Lancet (McCann D et al. Food additives and hyperactive behaviour in 3-year-old and 8/9-year-old children in the community: a randomised, double-blinded, placebo-controlled trial. Lancet. 2007 3; 370: 1560-7 ) e commissionato dalla Food Standards Agency (FSA, Agenzia britannica di vigilanza sui cibi) alla Università di Southampton stabilisce chiaramente un legame tra alcuni additivi alimentari largamente diffusi in commercio ed iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) e deficit dell’attenzione, nei bambini di 3 e 8-9 anni di età, e non solo in quelli affetti dalla sindrome ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder). Si tratta di alcuni coloranti come il giallo arancio E110 e E104, l’azorubina E122, la artrazina E102, il rosso cocciniglia E124 e il rosso allura E129 ed un conservante, il benzoato di sodio E211 presenti in merendine, bibite, gelati, caramelle, succhi di frutta, chewing-gum, di larga diffusione.
L’aumentata iperattività è associata allo sviluppo di difficoltà educazionali, specialmente riguardo la capacità di lettura, e può compromettere la capacità dell’apprendimento scolastico.
Enrica Campanini, medico, Firenze

giovedì 11 settembre 2008

Dislessia e terapie complementari


Nel breve giro di pochi giorni mi trovo ad invitare nuovamente alla riflessione su questo blog su articoli pubblicati su importanti riviste scientifiche, impostati in maniera sovrapponibile, riferiti a patologie di grande peso sociale per il cui approccio clinico si fa riferimento alle CAM.
In questo caso mi riferisco a un articolo pubblicato nel maggio scorso, a firma di Bull L. (della School of Life Sciences, Roehampton University, London), sulla rivista International journal of language & communication disorders / Royal College of Speech & Language Therapists, dal titolo “Survey of complementary and alternative therapies used by children with specific learning difficulties (dyslexia)” (link)
Partendo dal presupposto che la dislessia è un’affezione che colpisce il 10% della popolazione infantile britannica, l’autore osserva come in assenza di un efficace trattamento convenzionale sia verosimile il ricorso da parte dei genitori alle medicine complementari ed alternative (CAM). Obiettivo di questo studio era pertanto definire: a) la durata del trattamento mediante CAM dei bambini dislessici; b) il ruolo dei fattori socio-demografici nell’utilizzo delle CAM in questi piccoli pazienti; c) la predisposizione familiare riguardo l’utilizzo delle CAM per il trattamento della dislessia infantile; d) l’influenza sull’utilizzo delle CAM delle conoscenze dei genitori in merito alla patologia.
Anche in questo caso l’autore ha somministrato ai genitori di bambini dislessici (n=148) uno specifico questionario. Il 52% dei casi (82 bambini) ha dichiarato di ricorrere alle CAM per la cura della dislessia. Nella maggior parte dei casi (63 bambini) l’approccio era di tipo nutrizionale (integratori alimentari o diete speciali). 29 bambini erano trattati omeopaticamente e altrettanti con osteopatia o chiropratica. In questo studio i fattori socio-demografici non sono risultati utili al fine di predire l’utilizzo delle CAM. I genitori di 101 bambini dislessici hanno dichiarato che l’interesse nei confronti delle CAM per il trattamento della dislessia era basato su una loro propensione più generale verso questo tipo di approccio terapeutico. Peraltro i genitori che erano maggiormente orientati verso un’interpretazione della dislessia di tipo medico erano anche maggiormente predisposti all’utilizzo delle CAM (p<0.01).
L’autore conclude ribadendo il frequente utilizzo delle CAM nel trattamento della dislessia infantile e sollecitando il personale sanitario e pedagogico ad un maggior supporto informativo nei confronti dei genitori, al fine di invitarli a scelte maggiormente orientate verso le evidenze scientifiche.
I tre studi che ho recentemente riportato sul blog (riferiti oltre alla dislessia anche al trattamento dei tumori e della sclerosi multipla) hanno tutti in comune alcuni elementi: la volontà di verificare quanto siano diffuse le CAM negli approcci terapeutici di queste patologie, la tendenza a confondere queste metodiche terapeutiche fra di loro (ad esempio dietologia, chiropratica e omeopatia partono da presupposti scientifici ben differenti), la ricorrenza di alcune caratteristiche socio-culturali nella tipologia dei pazienti che si rivolgono a queste terapie. In tutti i campioni esaminati ricorre l’utilizzo delle CAM in una percentuale significativa e generalmente viene riportato un favorevole riscontro relativo ai risultati terapeutici.
Di fondo si percepisce comunque un atteggiamento di perplessità da parte degli autori, che giungono anche (come nel caso della dislessia) a richiedere il perfezionamento degli strumenti di diffusione delle evidenze scientifiche, con ciò ritenendo chiaramente che una maggiore informazione potrebbe disincentivare i pazienti dal rivolgersi alle CAM.
Ancora una volta mi chiedo se non sarebbe il caso di provare a formulare delle domande in maniera differente: in quali patologie e/o in quali pazienti le CAM possono essere utilizzate in maniera proficua? Possono supportare (o in alcuni casi sostituire) un approccio convenzionale? Per quale ragione i pazienti si rivolgono alle CAM e si dichiarano soddisfatti di questi approcci?
Valuto comunque favorevolmente il fatto che un elevato numero di articoli venga pubblicato su importanti riviste scientifiche da parte di autori non necessariamente vicini alle CAM.

Giorgio Di Leone – Medico - Bari

lunedì 8 settembre 2008

Sclerosi multipla e terapie complementari

La rivista Multiple sclerosis (Houndmills, Basingstoke, England) ha appena pubblicato sul numero di settembre di questo anno un interessante articolo a firma di Schwarz S. et al. dal titolo “Complementary and alternative medicine for multiple sclerosis ” (link )
Gli autori, dell’Università di Heidelberg in Germania, hanno voluto analizzare in un ampio campione (n=1573) di soggetti affetti da sclerosi multipla caratteristiche e motivazioni che li hanno indotti a rivolgersi alle terapie complementari (CAM), e gli effetti di tali scelte.
Il campione oggetto dello studio, individuato tra i membri della Società di sclerosi multipla della Germania (con una durata media della patologia pari a 18.1 +/- 10.5) è stato invitato a rispondere ad una questionario con 53 item. Il 44% dei pazienti ha mostrato una attitudine positiva verso le CAM (di questi il 70% fa un uso costante di almeno un metodo).
Tra le CAM citate, il 41% riferisce modificazioni della dieta, il 37% utilizza acidi grassi Omega-3, il 28% rimozione delle otturazioni in amalgama, il 28% l’utilizzo di vitamina E, il 36% di vitamina B, il 28% di vitamina C, il 26% di medicinali omeopatici e il 24% di selenio.
Il 69% del campione ha dichiarato di essere soddisfatto degli effetti delle CAM.
L’utilizzo delle CAM è risultato essere associato con scelte religiose, grado di autonomia, sesso femminile, lavoro di tipo impiegatizio ed elevata educazione. In confronto con le terapie convenzionali, le CAM hanno raramente mostrato effetti indesiderati (9% vs 59%).
Nel 52% dei casi i pazienti hanno dichiarato che la consultazione iniziale con i loro medici convenzionali è durata meno di 15 min.
Le conclusioni degli autori sono che le principali ragioni per il ricorso alle CAM sono l’elevata frequenza di effetti indesiderati e il basso livello di soddisfazione che questi pazienti dichiarano in riferimento al trattamento convenzionale e i troppo fugaci contatti medico/paziente.
Anche in questo caso si deve rilevare come, a fronte di un’indagine ben condotta e con numeri significativi, vi sia di fondo una scarsa conoscenza delle terapie complementari ed alternative (CAM), con la tendenza a generalizzare inglobando sotto questa definizione approcci terapeutici profondamente differenti tra di loro. Se è inoltre vero che le motivazioni di fondo per la scelta di queste metodiche da parte dei pazienti sono in genere ricorrenti, scarsa attenzione viene dedicata ai reali effetti clinici di queste terapie.
Giorgio Di Leone – Medico - Bari

domenica 7 settembre 2008

Tumori e medicine complementari

Nel numero di maggio/giugno 2008 della rivista scientifica “Tumori” (il cui abstract è recuperabile al seguente link) è stato pubblicato a firma di Johannessen H. et al. un interessante contributo dal titolo “Prevalence in the use of complementary medicine among cancer patients in Tuscany, Italy”.
L’accademico danese parte da un precedente lavoro pubblicato nel 2005 da Molassiotis et al. che segnalava come a fronte di una percentuale europea di utilizzo di medicine complementari e alternative (CAM) mediamente pari al 36%, in Italia tale percentuale si attestava su un significativo 73%. In quello studio veniva inoltre segnalata la predilezione degli italiani intervistati verso l’omeopatia, la fitoterapia e le “terapie spirituali”.
Utilizzando lo stesso questionario adottato da Molassiotis, Johannessen ha inteso ripetere l’esperienza in due day hospital oncologici toscani, includendo nel suo studio 132 pazienti in trattamento chemioterapico. Hanno risposto al questionario il 71% dei pazienti. Nel 17% dei casi è risultato il ricorso alle CAM successivo alla diagnosi di cancro (nel 52% dei casi fitoterapia, nel 30% omeopatia, e nel 13% agopuntura). L’utilizzo più frequente è ricorso nelle aree urbane, nel sesso femminile, per le pazienti affette da carcinoma della mammella e nelle persone con più elevato livello di istruzione.
Questi risultati sembrano essere allineati con analoghi studi sull’utilizzo delle CAM nella popolazione italiana ed europea in generale, così come analogamente nella popolazione oncologica italiana.
Le conclusioni precedentemente pubblicate da Molassiotis non possono pertanto essere considerate, a parere di Johannessen, come una stima nazionale sull’utilizzo delle CAM in pazienti oncologici italiani. Riflettono comunque un relativamente elevato utilizzo delle CAM fra le terapie palliative di questi pazienti. Così come viene confermato il maggiore ricorso a questi approcci nelle regioni settentrionali e nelle aree urbane. Il loro utilizzo (in Italia e fra i pazienti toscani in trattamento chemioterapico) sembrerebbe nello studio di Johannessen meno significativo che in altre nazioni europee.
A chiusura della lettura di questo lavoro, devo rilevare come il campione oggetto di studio sia particolarmente ridotto e come sia alquanto problematico estrapolare conclusioni di carattere generale partendo da numeri così esigui. Il tema mi sembra comunque di particolare interesse e meriterebbe ulteriori approfondimenti su scala più ampia. Rimane la considerazione che risulta, a mio avviso, meno interessante la speculazione su quanti pazienti oncologici si rivolgano alle CAM in Italia o in Europa mentre sarebbe probabilmente più significativo provare a domandarsi per quale ragione questo avvenga: insoddisfazione nei confronti degli approcci tradizionali o effettiva possibilità di ottenere un ausilio?
Giorgio Di Leone – Medico - Bari

mercoledì 3 settembre 2008

...Un pò di orzo per cominciare...

Scorrendo Pubmed ho trovato un interessante articolo pubblicato nel 2003 dalla rivista Homeopathy di cui vi riporto l’abstract:

“Il processo di dinamizzazione mediante il quale sono preparati i medicinali omeopatici solleva il problema che questi farmaci possano avere solo effetto placebo, dal momento che teoricamente non contengono più le molecole attive della sostanza diluita. Studi “Plant models" permettono di esaminare l’efficacia delle soluzioni preparate omeopaticamente. Lo studio eseguito ha esaminato gli effetti di una preparazione omeopatica di acido gibberellico (HGA3) sulla performance di germinazione dei semi di orzo (Hordeum vulgare L.). L'effetto di HGA3 (4-200 CH) sul livello di germinazione dei semi e sullo sviluppo delle piantine è stato confrontato con i dati ottenuti utilizzando l’acido di gibberellico (GA3)e con una sostanza di controllo (acqua distillata).
Il grado e il tipo di risposta era dipendente dal livello di vigore del seedlot (semi campione). Trattando i semi da tre gruppi di diversa vigoria con HGA3 si è ottenuto un considerevole accrescimento delle piantine. I semi di alto-vigore trattati con HGA3 4 - 30 e 200 CH hanno germinato più velocemente e le radici dei seedlots di medio-vigore trattati con HGA3 15 CH sono risultate più lunghe. Sono stati dimostrati inoltre effetti bifasici di HGA3. Questo studio, con la riuscita germinazione dei semi di orzo, ha dimostrato la capacità di HGA 3 di produrre una risposta biologica. "
Enrica Campanini, medico, Firenze